LA STORIA DI EMANUELA

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LA STORIA DI EMANUELA

Decidiamo di pubblicare e condividere la testimonianza di Emanuela, che si è rivolta a noi qualche mese fa: 

“Ciao a tutti,

sono Emanuela e sono legata al mio Soldato da più di 10 anni.

All’inizio, separata con una figlia piccola, la nostra storia senza troppi impegni mi sembrava un’ottima soluzione. Poi la situazione è cambiata i sentimenti sono cambiati e abbiamo deciso di convivere e in seguito di avere una bimba.

Le sue  assenze sono molte a causa delle missioni o dei servizi in giro per  l’Italia e io tra lavoro, figlie e casa faccio molta fatica. Feste  di ogni tipo, avvenimenti importanti o semplici giornate passate lontani…

Per fortuna che esistono cellulari, computer e tutte le tecnologie possibili e immaginabili che fanno si che ci sia un vicinanza almeno virtuale. Ricordo una sua frase detta nei primi tempi: “se decidi di frequentare uno come me ogni mezzo di comunicazione deve diventarti amico!” Quanto è vero!!!!

Fondamentalmente  sono fortunata rispetto a molte donne, io vivo nella mia città e ho accanto la mia famiglia, le mie amicizie, tra le quali ho la mia indispensabile rete di salvataggio, ma nonostante questo è dura.

E’ vero, sapevo che lavoro faceva, sapevo che sarebbe partito spesso, ma 10 anni fa ero più giovane, avevo meno impegni lavorativi e soprattutto familiari.

La mia difficoltà più grande è abituarmi a stare senza di lui e poi al suo rientro riabituarmi ad averlo accanto. Sarà strano ma quando ti abitui a fare tutto da sola, poi tornare a essere in due a gestire le cose  non è facile.  E forse questo è un problema anche per lui che al rientro non si sente apprezzato come dovrebbe e vorrebbe.

Non amo le missioni all’estero, per la paura che possa accadere qualcosa e non poter essere li vicino a lui, per i lunghi mesi di lontananza ma quest’anno la sua missione mi metteva un angoscia pazzesca…

Una delle mie più care amiche mi ha detto:  “sono qui, ti ascolto cerco di capirti ma credo di non poterlo fare, devi cercare qualcuno che abbia provato quello che provi tu…” Allora mi sono messa alla ricerca di non so neppure io bene chi o che cosa e all’improvviso ho trovato “L’ALTRA META’ DELLA DIVISA”. E’ stata una fortuna, mi sono da subito sentita accolta, ascoltata e capita.    

  Penso che la soluzione sia fare rete, gruppo esserci perle altre donne che vivono come noi, INSIEME diventa più sopportabile più facile ed è innegabile, parlare con chi sente le tue stesse cose ci fa sentire capite, meno sole e più forti.” 

By |2021-09-26T12:26:57+02:00Settembre 26th, 2021|Categories: Articoli Staff AMD|0 Comments

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